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24 feb 2012

Il sasso nello stagno

Oasis è una storica pubblicazione che, probabilmente unica nel panorama dell'editoria italiana, affianca ad articoli estremamente interessanti, un supporto fotografico di prim'ordine, in termini di qualità e di quantità.



Tra le rubriche presenti sulla rivista vi è quella dedicata espressamente alla fotografia natiuralistica, tenuta da Fabrizio Ventura, dal titolo "Un sasso nello stagno".
Nel numero di gennaio-febbraio Ventura, al termine di un'analisi sulla attuale diffusione della fotografia  conclude:

"Oggi sempre più persone si atteggiano con i propri mezzi (compatte, reflex, telefonini, etc...) a cineasti e fotografi. Meno persone animano i circoli fotografici con discussioni di tecniche e di ripresa. "

Io personalmente sottoscrivo completamente questa affermazione. Voi che ne pensate?


4 commenti:

  1. purtroppo la rivista si è pesantemente deteriorata nel tempo e, ad ora, mancano riferimenti seri in ambito riviste naturalistiche (insomma ora è solo la meno peggio) e la rivista stessa che nello scritto che presenti si lamenta di certe situazioni fa largo scempio delle foto e dei suoi autori

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    1. Sai meglio di me che nell'editoria la foto la fa l'art director, con buona pace di tutti gli intenti espressivi dell'autore, e Oasis non sfugge a questa regola. Resta, a mio avviso, abbonato dal n.1, unica nel panorama italiano. Certo, se allarghiamo la visuale oltre cortina, il discorso cambia, e di molto.....

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  2. all'inizio non c'era l'art director, guarda i vecchi numeri dell'europeo poi arriva lui e ora non c'è neanche più lui solo il grafico che impagina ...

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  3. Stimo la rubrica “Un sasso nello stagno” ma in questo caso trovo l’articolo un po’ semplicistico e avrei dedicato un paio di righe a descrivere la rivoluzione digitale senza troppe visioni nostalgiche e prendendo atto dei cambiamenti..
    Sempre più persone si atteggiano a fotografi? Qual è il problema?
    Osserviamo solo per esempio cosa succede in un concerto: tra le migliaia di spettatori pochissimi saranno quelli che non avranno raccolto almeno un immagine o un piccolo video di quell’evento di cui si sentono così in qual modo orgogliosi testimoni. Quello scatto sul cellulare è la prova , l’attestato che loro erano lì in quel momento ed è questo uno delle principali pulsioni a questo gesto; ma in ciò , forse, possiamo trovare anche quella brama o meglio illusione di fermare l’attimo e quindi il tempo che rappresenta lo sfondo su cui agisce il fotografo. Magari quelle stesse immagini non saranno neanche più visualizzate né tantomeno stampate proprio perché è il momento della raccolta quello più pregnante dal punto di vista comportamentale.
    La tecnologia ha consentito di avere degli strumenti con i quali è così facile raccogliere immagini e ha permesso ad una vasta schiera di persone di “produrre” comunque immagini fotografiche così come ha consentito di condividerle in larga scala con il web. Siamo in una fase così rivoluzionaria che sta mutando radicalmente tutti i nostri approcci anche quello dell’associazionismo visto che le energie e il tempo vengono assorbite dai forum e le community varie. E oltre agli aspiranti fotografi che usufruiscono delle scorciatoie senza assimilare qualche nozione di tecnica e di composizione ci sono anche quelli che frequentando i forum più tecnici fanno sfumare il loro tempo anziché catturarlo..

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