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2 mar 2012

Il Gheppio (Falco tinnunculus)

Continuiamo la carrellata avi-fotografica. Dopo la Poiana ecco il Gheppio.
Relativamente comune, è di facile individuazione lungo le stradine interpoderali, sui crinali dei valloni, o in aperta campagna, il più delle volte lo si avvista mentre è in volo di perlustrazione sulle campagne, magari fermo nella tipica posizione di stallo detta dello "Spirito Santo" perchè ricorda la raffigurazione iconica della colomba che simboleggia la terza persona della Trinità cristiana.
Le dimensioni sono contenute (32-35cm) con un'apertura alare tra i 70-80 cm. Il piumaggio varia in base all'età e al sesso. Alle volte caratterizzato da tonalità su cui spiccano il giallo, l'ocra e l'arancio, alle altre con tonalità più neutre sui toni del crema e marrone. In ogni caso molto bello, soprattutto nel contrasto generato tra il piumaggio, i grandi occhi cerchiati di giallo,  il becco nero piccolo e robusto, e le zampe di un giallo squillante







Alle volte lo si riesce ad avvistare appollaiato su qualche ramo spoglio o su un cavo dell'alta tensione. Ma la sua sospettosità gli fa prediligere quasi sempre posatoi molto elevati da cui riesce a tenere sotto controllo l'ambiente circostante. Non è molto vagante, nel senso che se "colonizza" un territorio non lo abbandonerà facilmente. In questo senso se individuiamo un esemplare con molta probabilità lo potremmo reincontrare anche nei mesi successivi nei pressi dello stesso posto.
La vista acutissima di cui è dotato non lo obbliga ad avvicinarsi molto al suolo, per cui spesso lo distingueremo solo come una piccola e snella sagoma scura nel cielo. Se il nostro desiderio è quello di fotografarlo dovremmo attendere che si abbassi nel tentativo di catturare qualche preda della sua tipica alimentazione: micromammiferi, piccoli rettili, grandi insetti. 







Per fotografarlo occorre pazienza, ma, se si ha l'accortezza di appostarsi nei pressi di un suo territorio di caccia, non sarà difficile coglierlo in volo. A differenza che per altri rapaci, dove la foto scaturisce più da un incontro fortuito che da altro, il nostro gheppio dovrà essere atteso. Se è la giornata buona, (e lo sono soprattutto quelle caratterizzate da una brezza sostenuta e da tempertature medio-basse) il nostro gheppio si concederà al nostro obiettivo senza grossi problemi. Dovremmo avere l'accortezza di posizionarci in un luogo abbastanza riparato, che potrà essere un capanno mobile, l'abitacolo di un'auto, ma anche il riparo di una siepe abbastanza coperta. Faremo anche attenzione a scegliere una posizione che consenta una buona illuminazione del soggetto. Affascinanti saranno le foto scattate con il sole radente alle spalle, che renderà ancora più calde le tonalità rossastre del gheppio,oppure quelle scattate in controluce, decisamente emozionanti ma più difficili tecnicamente.
A questo punto, una volta appostati, dovremo solo pregare la buona sorte perchè il nostro piccolo amico in volo ci rivolga lo sguardo, ponendosi di fronte all'obiettivo.

Lo "spirito santo" è senza dubbio la posizione più spettacolare e più facile da riprendere. Sceglieremo tempi molto rapidi per fermare l'attimo, oppure potremmo anche arrischiarci su tempi relativamente lenti che registrino il movimento delle ali che conferirà un dinamismo notevole all'intera immagine.






Ci sono altre due possibilità di fotografarlo. La prima è quando lo troveremo fermo su un posatoio.
Se riusciremo ad avvicinarci, cosa per altro estremamente difficile, potremmo fotografarlo con una certa facilità. Anzi (almeno questo è quello che ho riscontrato nella mia esperienza), più saremo perpendicolari alla sua visuale meno saremo scorti. Purtroppo, la relativa facilità della ripresa verrà penalizzata da inquadrature dal "basso verso l'alto" che toglieranno un po' di naturalezza all'immagine.



La terza possibilità di "cattura fotografica" è indubbiamente la più difficile, e solo la fortuna potrà aiutarci a riportare a casa uno scatto decente. E' quella della cattura della preda. Mentre si trova nella posizione di stallo, il gheppio, avvistata la preda, improvvisamente scarterà e si butterà in "picchiata planante" sull'obiettivo (non sul nostro, ovviamente, ma sul suo :-) ). 
Sorpresa, velocità e imprevedibilità ci renderanno estremamente difficoltosa sia l'inquadratura del soggetto, sia la messa a fuoco. 
Nove volte su dieci non saremo nemmeno in grado di seguirlo. Ma anche se inquadrato, in mezzo alla brughiera, o ad un canneto, o in un campo di sterpi, sarà quasi impossibile avere una messa a fuoco corretta. L'unica è affidarsi a San Culo. Se il santo dei fortunati ci avrà assistito, anche se la foto non sarà da esposizione, in ogni caso ci regalerà un'impagabile soddisfazione e una grande emozione ogni volta che la rivedremo.





 A me "il piccolleto" sta decisamente simpatico, e nonostante lo abbia fotografato centinaia di volte, non mi stanco mai di "catturarlo", e incrociando il suo sguardo, di ringraziarlo per il piacere che mi dà osservare il suo comportamento.

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2 commenti:

  1. Gran report come al solito.
    Sulla prima il contrasto del piumaggio sul petto è eccedente per i miei gusti. Quella sul filo elettrico stona terribilmente con le altre e l'avrei evitata anche se ho compreso che l'hai messa a scopo didattico.
    le mie preferite sono quelle col mosso sulle le ali. Un capolavoro il ritratto frontale!

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  2. Ottima coerenza e qualità tra immagini e testi. Molto utile e didattico il tutto.Il blog decolla davvero.Foto tecnicamente impeccabili e certo non facili da realizzare. Le mie preferite sono quelle con la preda in bocca. Però vacci piano con la nitidezza...se è l'obiettivo così tagliente e freddo ...spegnilo un pò ...:-) Te ne presto uno mio ?. L'effetto che trovo innaturale è quella che chiamo "nitidezza surreale effetto HD" ....nella realtà non vediamo così. Anche i bei volpacchiotti me li sono certo gustati ma mi sono parsi gelati...senza vita.Ma quelli erano forse troppo immobili loro al momento dello scatto. Ti stimo però:-)

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