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27 feb 2012

E' lui o non è lui???? Cerrrrto che è lui!!!

Albanella Reale Maschio. Rapido come la folgore.
Siamo sempre sulla sufficienza scarsa, ma per oggi mi accontento...




24 feb 2012

POSTOgallo

Accipicchia che blog in ebollizione ! Pane quotidiano e pan per focaccia per tutti :-) L'ultimo panino lanciato da Walter è ben duro e merita una risposta articolata e meditata che spero di discutere nella prossima prossima cena. Intanto nei miei tre giorni a Lisbona ho trovato tantissimi stimoli dal punto di vista fotografico. Città romantica, atipica, contraddittoria che mi sono imposto di presentarvi con non più di 12 scatti sopratutto attraverso la sua gente, mio soggetto preferito. Sempre per scelta non commento, provando a comunicare con le sole immagini .
































Il sasso nello stagno

Oasis è una storica pubblicazione che, probabilmente unica nel panorama dell'editoria italiana, affianca ad articoli estremamente interessanti, un supporto fotografico di prim'ordine, in termini di qualità e di quantità.



Tra le rubriche presenti sulla rivista vi è quella dedicata espressamente alla fotografia natiuralistica, tenuta da Fabrizio Ventura, dal titolo "Un sasso nello stagno".
Nel numero di gennaio-febbraio Ventura, al termine di un'analisi sulla attuale diffusione della fotografia  conclude:

"Oggi sempre più persone si atteggiano con i propri mezzi (compatte, reflex, telefonini, etc...) a cineasti e fotografi. Meno persone animano i circoli fotografici con discussioni di tecniche e di ripresa. "

Io personalmente sottoscrivo completamente questa affermazione. Voi che ne pensate?


ultime rimaste

23 feb 2012

aggiungo uno sguardo diverso

Fotoreporter oggi...

Sempre per rimanere in tema di reportage di guerra, purtoppo dobbiamo ancora una volta constatare come i rischi di questo mestieri siano altissimi.


Giornalisti occidentali uccisi in Siria. La tv satellitare al-Jazeera riferisce che una giornalista Usa e un giornalista francese, insieme ad altri reporter locali, avrebbero perso la vita a Homs quando l'edificio in cui si trovavano, nel quartiere di Bab Amro, è stato fatto bersaglio di cannoneggiamenti. La fonte citata dalla tv sono alcuni attivisti locali. Le vittime Marie Colvin, americana del Sunday Times e il fotografo francese Remi Ochlik. I due, ha riferito Omar Shaker, sono stati uccisi da una bomba caduta su un centro stampa allestito dai ribelli nel quartiere di Bab Amr, assediato dai lealisti siriani dal 4 febbraio scorso. 


VINCITORE DEL WORLD PRESS PHOTO - Remi Ochlik, 28 anni, fotografo free-lance per diverse testate tra cui Le Monde, Paris Match, Time Magazine e The Wall Street Journal, nel 2005 aveva anche creato la sua propria agenzia fotografica Ip3 Press. Nato a Thionville, nell'est della Francia, ha coperto nel 2011 le rivoluzioni in Tunisia, Egitto e Libia. L'anno scorso ha vinto il Gran Prix Photo Jean-Louis Calderon per tre fotoreportage. Lo scorso 10 febbraio, Ochlik era tra i vincitori del World Press Photo, il più prestigioso premio di fotogiornalismo, per una foto scattata in Libia durante la rivoluzione. Remy Ochlik, solo poche settimane fa, ricordava in un articolo sul settimanale Paris Mach, l'ultima giornata che aveva trascorso a Homs con il reporter francese Gilles Jacquier, anche lui ucciso in Siria lo scorso 11 gennaio.(tratto dal sito del Corriere dellas Sera) http://www.corriere.it/esteri/12_febbraio_22/siria-giornalisti-uccisi_c345d5ee-5d38-11e1-8d58-29f34aaed5a4.shtml


Il Wall Street Journal lo ricorda così
http://blogs.wsj.com/photojournal/2012/02/22/retrospective-a-look-at-remi-ochliks-aftermath-in-haiti/



Il Reportage fotografico

Il reportage rappresenta uno degli ambiti "eroici" della fotografia. Molto spesso collegato ad eventi bellici è stato il terreno su cui sono cresciuti e diventati famosi alcuni tra quelli che oggi vengono considerati la massima espressione del giornalismo fotografico e della fotografia in genere.Veri e propri "miti" della fotografia mondiale sono stati grandi fotoreporter. 
Capa, McCullin, McCurry, Burrows, ne sono solo un piccolo esempio.

















La necessità, anche commerciale, di raccontare, di far vedere, di illustare,  trova (o trovava?) nella figura del fotoreporter un interprete assoluto. E la carriera dei fotoreporters va di pari passo con quella delle storiche testate del fotogiornalismo mondiale (da Life a NG) e delle mitiche Agenzie (magnum su tutte)

Quanto sopra accennato vale non solo per il reportage di guerra ma anche per la grande corrente fotografica legata al reportage sociale e alla foto documentaria.
Auguste Sander, Eugene Smith, Dorothea Lange, Walker Evans e tutto il gruppo legato al progetto FSA, Salgado, Scianna, e ancora altri, sono alcuni tra i fotografi più affermati ed apprezzati.





























E mi piace aggiungere, più per campanilismo e senza volerli accostare ai "mostri sacri", anche degli ottimi reporter italiani premiati con dal World Press Photo 2011:
Riccardo Venturi con il reportage di Haiti (1st prize singles), Massimo Berruti con il Pakistan (2nd prize stories), Marco Di Lauro con il Niger (1st prize singles; il suo sito, a proposito, è un’autentica opera d’arte), Ivo Saglietti con Srebrenica (3rd prize singles).


Venturi

Berruti

Di Lauro

Saglietti




Il fotoreporter è presente dove la Storia accade, e immortala l' "evento" con l'occhio della propria reflex  in modo tale che tutti possano vedere. Questo è "il mito", ma... ma anche la volontà, politica, di spiegare, interpretare, idologizzare, giudicare, motivare, fa della fotografia un'arma potentissima di orientamento delle opinioni e delle idee.
Ma è in grado la fotografia di dire la verità di un fatto?



Lascio a chi legge l'approfondimento della enorme problematica legata all'immagine fotografica come strumento di manipolazione del consenso; così come, magari in altra occasione, approfondiremo il discorso sui grandi limiti "fisiologici" e "patologici" di cui soffre l'immagine fotografica nel "raccontare" la verità dei fatti

Oggi però le cose cambiano.
La fotografia è cambiata, e con essa anche il reportage e la professione stessa di reporter. Un cambiamento per certi aspetti senza dubbio "epocale" e del quale probabilmente non ancora ci se ne rende conto a sufficienza. Ma di questo ne parleremo in un prossimo post.






Avvertenze:
queste sono solo "pillole", brevi e sintetiche considerazioni, che non hanno assolutamente la pretesa di spiegare un fenomeno così importante come il fotoreportage. Vogliono però essere uno stimolo per chi legge ad approfondire, e per i soci di Officina, per discuterne in una delle loro prossime riunioni.